Le interviste della Fondazione Gramsci Emilia-Romagna

La Fondazione Gramsci Emilia-Romagna ha condotto, nell’ambito del progetto, 10 interviste strutturate attorno una lista aperta di domande che, a partire dall’esplorazione delle esperienze e del contesto personale di ognuno degli intervistati, ha man mano cercato di indagare le percezioni, le analisi e le interpretazioni che essi hanno rivolto all’’89 e ai suoi molteplici significati.

Il campione di testimonianze è stato volutamente bidirezionale: si è sollecitata, da un lato, la rielaborazione memoriale di alcuni protagonisti della vita politica italiana, in quanto si è ritenuto necessario confrontarsi con la testimonianza di chi in quegli anni godeva di un punto di vista “privilegiato”, in termini di ruoli e incarichi politico-istituzionali, sugli eventi del 1989. Dall’altro, sono state interpellate alcune personalità allora impegnate nel territorio emiliano-romagnolo in qualità di intellettuali, attivisti dei movimenti sociali, professionisti legati al mondo della cooperazione e del settore non-profit, esponenti del mondo cattolico e dell’associazionismo laico.

Attraverso tale selezione si è cercato di sondare le connessioni, gli scarti e i conflitti memoriali di un insieme di attori socialmente, professionalmente e politicamente molto diversificati, ma accomunati dal coinvolgimento nelle pratiche dell’attività politico-istituzionale e dell’impegno civile. L’intento è stato quello di intessere un dialogo tra il piano locale e quello nazionale, a loro volta dialetticamente intrecciati, che, nei propositi del progetto, risulta cruciale per articolare una prima, ancorché parziale, mappatura delle memorie plurali del 1989 in un macro-contesto geografico – quello italiano e, nello specifico, quello emiliano-romagnolo – profondamente segnato dai codici della guerra fredda e dall’eredità della tradizione comunista.

 

Le interviste italiane

Le interviste tedesche