Anna Beata Bohdziewicz (1950) è una fotografa indipendente, curatrice di mostre, autrice di testi sulla fotografia.
Laureata in etnografia all’Università di Varsavia (1974), ha lavorato nell’industria cinematografica come assistente alla regia e seconda regista con registi come Walerian Borowczyk, Krzysztof Kieślowski, Krzysztof Zanussi e altri. Nel 1975 ha viaggiato con un gruppo di amici in Asia (Afghanistan, India, Nepal). Negli anni Ottanta lavorava per la stampa clandestina e, dopo il 1990, per i media liberi. A cavallo tra il 1980 e il 1981, partecipando a eventi legati all’ascesa di Solidarność, ha sviluppato un proprio linguaggio della fotografia documentaristica come rappresentare problemi, eventi e persone in serie di immagini molto personali: dal dettaglio alle dichiarazioni ad ampio raggio, contestuali e simboliche. Il miglior esempio è il suo Fotodiario, o Canzone sulla Fine del Mondo, una serie di fotografie accompagnate da una data e da un commento personale scritto a mano, iniziata nel novembre 1982 e che continua da allora. Autrice anche di altre serie fotografiche, come Chorasan (foto di un viaggio in Afghanistan, 1975); Santuari di Varsavia (Warszawa: History Meeting House, 2009, con testi di Magdalena Stopa), 1981; A Light Breeze of Freedom (Warszawa: Monoplan, 2013), Burnt Solidarity, Anti-Postcards (Berlino-Varsavia), Televisione privata, The Beautiful and Happy e altri.
Curatrice di numerose mostre fotografiche, ad esempio Sotto la mano divina (con Marek Rostworowski, Jasna Góra, Częstochowa, 1991); Legge Marziale (ZPAF, Varsavia, 1996); Varsavia 1943 – Varsavia 1944. Fotografo sconosciuto (con Anka Grupińska), Castello Reale, Varsavia, 2002); Vittime della Legge Marziale (con Mariusz Hermanowicz, varie città polacche, 2006).
E’ autrice di numerosi testi sulla fotografia e di interviste a fotografi (Edward Hartwig, Annie Leibovitz, Zofia Rydet). Ha ricevuto la Croce di Ufficiale dell’Ordine della Polonia Restituta per i risultati ottenuti nel campo della fotografia indipendente (2007).