“ L’idea che gli europei hanno avuto di sé per così tanto tempo non corrisponde più alla realtà. Il paesaggio si modifica a una velocità vertiginosa, davanti ai nostri occhi. Le immagini provenienti dalle capitali dell’Europa centrorientale superano l’orizzonte che ci è servito tanto a lungo per definire la nostra identità europea. Queste impressioni arrivate da un “altrove” ricordano alla coscienza europea esperienze e opportunità. L’Europa smette di essere solo l’Europa dell’est o dell’ovest, perché la frontiera che ha spaccato il continente sta sparendo. Esiste ancora un muro, ma la cortina adi ferro non c’è più. Vecchie frontiere perdono senso, mentre ne appaiono di nuove. A migrare è il confine. Il “blocco orientale” si dissolve per formare un arcipelago, con onde di libertà e isole di chiusura. […]. L’Europa ha convissuto con una frontiera interna per più di una generazione. La sua economia, il suo orizzonte, la sua volontà di affermarsi, le sue coalizioni e le sue tensioni interne: tutto era determinato dalla frontiera. Con la caduta del confine, l’Europa deve imparare a vivere senza quella divisione e senza “barbari”. Forse è più difficile che vivere in stato d’assedio. Ora che la pressione si è allentata, possiamo misurare le dimensioni reali della spaccatura.”

(Karl Schlögel in « Politique étrangère », Institut français des relations internationales (IFRI), autunno 1989)

Pochi avvenimenti, nel corso del Novecento, hanno dato una rappresentazione tanto fisica quanto concettuale del confine e dei significati del suo farsi e del suo disfarsi, come i momenti in cui è stato eretto e abbattuto, il muro di Berlino. Se, per dirla con le parole di Václav Benda, “La cortina di ferro non divide solo l’est e l’ovest: divide le singole nazioni dell’est, le singole regioni, le singole città e i singoli villaggi, le singole fabbriche e le singole famiglie. E poi, all’interno di queste entità divide le persone le une dalle altre. Gli psicologi potrebbero addirittura studiare fino a che punto la cortina di ferro abbia frammentato artificialmente la coscienza di ogni individuo” ( Václav Benda in « Social Research: an intellectual quartely», Johns Hopkins University Press, primavera 1988),  il suo cedimento, e le conseguenze che ne sono derivate  – oggetto della ricerca portata avanti da Breaching the walls. We do need education!  – hanno aperto lo spazio europeo a nuove, quanto complesse, dinamiche di confine. L’Europa di oggi, così come il mondo intero d’altronde, sono disseminati da una miriade di nuovi muri che non sono solo di origine fisica ma anche e soprattutto di origine economica, sociale, politica e culturale. Il fatto è che il concetto di confine travalica gli eventi, i fenomeni, gli spazi e i tempi storici e si impone nei processi di costruzione identitaria e nella loro continua – e spesso drammatica – riformulazione, superando la pura conformazione geografica di una linea tracciata su una mappa perché  “proprio quando il confine assume quell’aspetto, cessa di essere qualcosa di interessante. Per dirla in altri termini: vale la pena studiare e raccontare il confine nel momento in cui la sua stabilità (così efficacemente evocata dalla linea tracciata sulla mappa) vacilla” (Sandro Mezzadra, in E. Giordana, Sconfinate. Terre di confine e storie di frontiera, Rosenberg&Seller, 2018)

È dalla necessità di problematizzare il concetto  di confine attraverso un approccio interdisciplinare, che la Fondazione Gramsci organizza, nei mesi gennaio-febbraio 2020, un corso di formazione con la responsabilità scientifica di Carlo Galli, rivolto ai docenti della scuola secondaria di II grado dal titolo “Identità Confini Trasgressioni”. Il corso, destinato ai docenti delle discipline letterarie, storiche e filosofiche, è stato riconosciuto dal MIUR nell’ambito della legge 107/2015, che norma l’obbligo della formazione permanete e strutturale dei docenti in servizio nella scuola pubblica.

Il corso prende le mosse proprio dalle molteplicità di senso del confine, che è allo stesso tempo luogo di incontro e di scontro, di ritrovo e di dispersione, di contenimento e di superamento. Il confine dunque come limite e soglia, strutturazione e destrutturazione. Come funzione essenziale nella costruzione relazionale delle identità – aperte e chiuse, securitarie e accoglienti – in cui la sicurezza è sfidata dalla sorpresa, il noi dall’Altro, l’Io dal Tu.

Facendo proprie queste molteplicità, che hanno sfidato nei secoli gli ampi spazi della storia della filosofia e della letteratura, il corso si propone di stimolare l’individuazione di collegamenti e relazioni coerenti tra fenomeni, eventi e concetti diversi, appartenenti a molteplici ambiti disciplinari e lontani nello spazio e nel tempo, per rintracciare analogie e differenze, coerenze e incoerenze, cause ed effetti.

Il corso si articola in cinque incontri – ciascuno pensato come un dialogo, attorno ad un macrotema comune, tra due relatori appartenenti a prospettive interpretative differenti – atti ad avviare percorsi di analisi che possono essere opportunamente ripresi dai docenti nel contesto didattico di provenienza. Il corso prevede una verifica finale con un questionario a risposte aperte. La durata complessiva è di 20 ore (frequenza necessaria di almeno 16 ore). Il costo a carico dei destinatari è di 60 €. Tutte le lezioni si terranno presso la Sala Tassinari di Palazzo d’Accursio (Piazza Maggiore, 6 – Bologna) sempre dalle ore 15 alle 19. L’identificativo del corso sulla piattaforma SOFIA del MIUR. Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca è 26554. In alternativa sarà possibile iscriversi contattando direttamente la Fondazione all’indirizzo cavalleri@iger.org oppure chiamando al numero 051231377.

Programma definitivo:

  • Mercoledì 29 gennaio
    Presentazione del corso a cura di Carlo Galli, Presidente Fondazione Gramsci Emilia-Romagna
    I confini culturali e politici nel mondo antico. Grecia e Persia con Renzo Tosi, Università di Bologna
    Roma e Cartagine con Giovanni Brizzi, Università di Bologna
  • Mercoledì 5 febbraio
    Dal cosmopolitismo kantiano ai confini come questione geografica e politica nella Germania dell’Ottocento con Isabella Consolati, Università di Bologna
    I confini dell’Occidente con Alessandro Colombo, Università di Milano
  • Mercoledì 12 febbraio
    La nozione di spazio politico e di sovranità nel mondo moderno con Carlo Galli, Università di Bologna
    I confini come metodo di analisi del mondo globale con Sandro Mezzadra, Università di Bologna
  • Mercoledì 19 febbraio
    I confini dell’umano: humana feritas nella letteratura rinascimentale con Gian Mario Anselmi, Università di Bologna
    Levi, Se questo è un uomo con Laura Bazzicalupo, Università di Salerno
  • Mercoledì 26 febbraio
    Dante e lo sconfinamento di Ulisse con Paola Vecchi, Università di Bologna
    La trincea nella letteratura della Grande guerra con Vittorio Roda, Università di Bologna