Proiezione del film As we were dreaming, Cineteca di Bologna 19 novembre 2019
«So una filastrocca. La canticchio tra me e me quando la testa comincia a giocarmi strani scherzi. Credo che la cantassimo da bambini saltellando da un rettangolo di gesso all’altro, ma può essere che me la sia inventata o l’abbia soltanto sognata. Certe volte la recito in silenzio, solo muovendo le labbra, altre mi metto a canticchiarla e nemmeno me ne accorgo perché mi ballano in testa i ricordi, no, non dei ricordi qualsiasi, ma quelli dopo la magnifica caduta del Muro, degli anni in cui siamo, come dire? Venuti in contatto.
[..] Mi fermai in mezzo alla strada a guardare la facciata del vecchio cinema. Il Palast si trovava all’estremo margine della città, qualche centinaio di metri prima del cartello di fine centro abitato. Era un piccolo cinema poco frequentato già ai tempi della DDR, e tre anni dopo la riunificazione il tizio che l’aveva comprato gli aveva dato fuoco, o almeno così girava voce nel quartiere. Ma all’assicurazione non importava cosa si dicesse in giro, pagò e il tizio scomparve. E magari fu davvero solo un incidente, un cortocircuito o una roba del genere, perché nell’estate dopo la caduta del Muro davano una serie di soft-porno fantastici, ci andava mezzo quartiere a vedere la Mutzenbacher, l’Histoire d’O., La fortezza espugnata o Le scolarette confessano: film come questi erano una novità per i cittadini dell’Est e il tizio del Palast faceva affari d’oro. Guardai l’insegna rossa appena sotto il tetto che una volta accendevano per i film in seconda serata, “Pa ast Theater”, la “l” si era fulminata già molto prima della riunificazione. Sopra l’insegna c’erano due finestrelle con i vetri rotti, i muri tutt’intorno erano anneriti. Salii sul marciapiede e mi fermai davanti all’ingresso. Il portone marrone era chiuso con assi inchiodate e su entrambi i battenti erano affissi i cartelli “Divieto di accesso alle persone non autorizzate”, come se il cinema diroccato e mezzo bruciato fosse più allettante di allora, quando il proiezionista o il cassiere andavano nei parchi giochi dell’Ostwäldchen a radunare un altro po’ di bambini per lo spettacolo pomeridiano perché in sala c’eravamo solo io e Mark, più altri due o tre figli di alcolizzati, mentre il numero minimo per cominciare la proiezione era dieci. Con i regolamenti non si scherzava.»
(Clemens Meyer, Eravamo dei grandissimi, Keller 2016, ed originale 2006, traduzione di Roberta Gado e Riccardo Cravero)
In occasione dell’anniversario della Caduta del Muro di Berlino presso la Cineteca di Bologna un doppio appuntamento promosso dal Comune di Lipsia e dal Goethe-Institut di Roma. In collaborazione con Goethe Zentrum Bologna, il Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Moderne dell’Università di Bologna e la Fondazione Gramsci Emilia-Romagna.
- Presso la Biblioteca Renzo Renzi alle ore 17.30
Lettura d’autore: Clemens Meyer
Lo scrittore tedesco, con la traduttrice Roberta Gado, legge brani dal suo romanzo Il silenzio dei satelliti, edito in Italia da Keller. Modera Michael Dallapiazza (Università di Bologna). - Presso il Cinema Lumière alle ore 18.30 la proiezione di AS WE WERE DREAMING (Als wir träumten, Germania-Francia/2015) di Andreas Dresen (117’). Introduce Clemens Meyer. Dal Romanzo Eravamo dei grandissimi di Clemens Meyer. La narrazione omodiegetica dell’adolescenza, vissuta da un gruppo di amici negli anni a cavallo tra la caduta del muro di Berlino e la riunificazione della Germania, tra alcol, droghe, vandalismo e sogni infranti. “Andreas Dresen prosegue la sua cronaca ordinaria della società tedesca, scavando un solco drammatico che non nega il sorriso e si concede questa volta uno stile eccitato. Esaltato dalle birre e spinto dalla musica elettronica, il film racconta l’età delicata di una nazione e dei suoi figli” (Marzia Gandolfi).
Breaching the walls. We do need education! coglie l’occasione di questo incontro per misurarsi con il tema del prima e del dopo Muro, nel tentativo di traghettare le esperienze narrate dal libro e dal film attraverso la lente dell’infanzia e dell’adolescenza, in una riflessione ad ampio raggio sulla vita nella DDR prima della riunificazione e su quella nella Germania dopo l’89. Per meglio comprendere i desideri e le speranze di coloro che – già adulti ai tempi della caduta del muro – avevano vissuto nel miraggio dell’Ovest, trovandosi, una volta parte della Germania riunita, a fare i conti con lo scarto tra le proprie aspettative e una realtà – quella scaturita dall’incontro tra Ovest ed Est – spesso più dura di quanto non avessero immaginato.